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CESARE ANGELINI

IL PIACERE DELLA MEMORIA

(Biografia “raccontata”)



Note autografe a matita di A. dal suo breviario, con la grafia faticosa degli ultimi anni, a richiamare le atmosfere del paese natale, Albuzzano: « - Lavare l’acqua | - il mio silenzio è | un ascolto | - il silenzio di quei | campi (paese) | era il silenzio | di tutto il creato».

archivio privato



  • 2 agosto 1886

    Cesare Angelini nasce il 2 agosto 1886 in una modesta famiglia contadina nella cascina Pescarona di Albuzzano. È il sesto figlio di Giovanni Battista e Maria Maddalena Bozzini (o Bosini), dopo Maria, Giuseppe, Domenico (morto all'età di un anno), Carlo e Gina. Giuseppe, come Cesare, diventa sacerdote; Maria e Gina aiutano la famiglia nell'economia domestica, mentre Carlo si sposa con Maria Cattaneo e, padre di dieci figli, continua la tradizione contadina in Albuzzano.

    Nel villaggio di fine Ottocento, ancora dominato da una forte tradizione agricola di vecchio stampo, trascorre la sua fanciullezza imparando la vita dal lavoro dei campi, dal dialogo intimo e stretto con la natura, che manterrà assiduamente sino alla fine.

    Per le cure dell’arciprete di Albuzzano, Cesare Prelini (1843-1915, storico pavese), è avviato al sacerdozio e si prepara agli studi ginnasiali.

 Le radici: Albuzzano 
 L’atto di nascita 

  • 24 giugno 1910

    dopo gli studi continuati nel Seminario Vescovile di Pavia, è ordinato sacerdote.

 Immaginetta consacrazione sacerdotale 

  • ottobre 1910

    chiamato dal vescovo locale, il pavese monsignor Giovanni Cazzani, si reca a Cesena, in Seminario Vescovile, dove rimane per cinque anni come insegnante d’italiano. Conosce e frequenta quasi quotidianamente il critico letterario Renato Serra bibliotecario della Malatestiana, vivendogli «vicino, con discrezione, portando via con gli occhi e con la mente impressioni, giudizi, suggerimenti, per non dimenticare nulla della sua persona e la sua maniera di leggere i poeti» (da I giorni di Renato Serra, p. 43); intesa che avvicina sempre di più Angelini alla letteratura, lo introduce nell’ambiente culturale della “Voce” e segna il suo itinerario sulla via del frammentismo intrinseco alla rivista fiorentina.

    L'esordio di Angelini in un foglio letterario avviene nella “Romagna”, X, 1913, n. 1, 15 gennaio, pp. 4-20, con un saggio dedicato a Serra: Un poeta della critica. Tutti gli interventi angeliniani degli anni cesenati compaiono in riviste al limite della circolazione locale ("La Romagna", "Il Corriere cesenate", "Il Cittadino"): in C. Angelini, Belvento di Romagna. Pagine disperse, a cura di Renzo Cremante, 2010, se ne include un'antologia.

    Serra muore il 20 luglio 1915, a 30 anni, nel primo conflitto mondiale sul Podgora. Angelini nel «postumo sodalizio» con il cesenate, come lo definisce Gianfranco Contini, gli serberà devota memoria in tutta la sua esistenza, pubblicando numerosi saggi a lui dedicati in riviste, in edizioni commemorative, e raccogliendone alcuni nel volume C. Angelini, Notizia di Renato Serra, 1968.

 In Romagna: C. Angelini, “Neve a Cesena” 
 Marino Mengozzi, «Giovinezza lontanissima e 'romagnola'» (PDF) 

  • 1915

    ritorna a Pavia, anno per lui cruciale: scrive due saggi per la “Voce” bianca di De Robertis su Pascoli, Pascoli moderno (n. 9, aprile) e Pascoli e Croce (n. 13, luglio). Nell’autorità della rivista, Angelini si “presenta” all’ambiente letterario. Sempre nella rivista fiorentina, nel fascicolo commemorativo dedicato a Renato Serra (n. 16, ottobre), compare il suo contributo Il primo critico puro, nel quale vi è già l’intenzione di arte e di letteratura che eserciterà nel corso di tutta la sua vita, tenendosi fedele all'insegnamento di Serra e alla sua lezione etica e culturale.


  • marzo 1916

    partecipa alla Prima Guerra Mondiale: soldato della sanità e, dall’agosto del 1917, cappellano degli alpini al battaglione Sette Comuni, poi al battaglione Bassano, e, dal gennaio 1918, al battaglione Intra.

 Alpino: C. Angelini, “Cavaliere di Vittorio Veneto” 
 Gian Paolo Nardoianni, “Angelini di fronte alla Prima Guerra Mondiale: il silenzio dell’anima”,
 con alcune lettere a Giuseppe Raimondi
 

  • estate 1919

    In missione in Albania avvicina Alì Mohamed Murtezza Karageorgevic, Mutfì di Antivari. Lo scambio e la comune lettura di libri religiosi – il Vangelo, il Corano – si risolvono in un episodio che sembra precorrere l’ecumenismo giovanneo: ne scrive in alcune delle sue pagine più belle, Mi ricordo di Alì.

 C. Angelini, “Mi ricordo di Alì” 

  • ottobre 1919

    congedato, si trasferisce a Torre d’Isola, coadiutore del fratello Giuseppe che è parroco, e insegna lettere nel Seminario Vescovile di Pavia.

    Dal 1920, critico militante e prosatore, collabora con saggi critici e prose liriche alle riviste milanesi “Il Convegno” di Enzo Ferrieri, “Il Carroccio”, “La Festa”, più tardi a “Pègaso” e “Pan” di Ugo Ojetti.

    Nel 1923 pubblica la sua prima opera Il lettore provveduto, raccolta di studi letterari su scrittori del Novecento (editi prima nel “Convegno”) con prefazione Discorso con l'anima mia, Milano, Il Convegno Editoriale, 1923. Tre anni dopo, nel 1926, “La Civiltà cattolica“ (1926, 3, pp. 532-533) riporta una stroncatura anonima che accusa Angelini di non dare «esatto conto del valore morale e religioso degli autori»; con particolare riferimento alle espressioni di stima presenti nel capitolo riguardante Giovanni Verga, autore che non rientrava nei canoni delle letture cattoliche.

 Il domicilio materiale e spirituale di Torre d’Isola 
 L’insegnamento nel Seminario Vescovile di Pavia 

  • gennaio 1924

    in seguito ad un suo intervento nella rivista “La Festa” riguardante Ada Negri, letta fin dagli anni in Seminario, riceve da lei una lettera di ringraziamento. Ne scaturiscono amicizia e stima che – consolidate dai lunghi soggiorni della Negri in casa Boerchio a Pavia e dall'affetto condiviso per la città lombarda – si perseguono in un fitto carteggio più che in incontri, continuato fino a pochi giorni dalla scomparsa della poetessa nel 1945.

 L’amicizia con Ada Negri 

  • 1926

    frequenta quotidianamente Vittorio Beonio-Brocchieri.

 Vittorio Beonio-Brocchieri, “Due amici” 

  • dicembre 1932

    via mare compie il primo pellegrinaggio in Terrasanta (il diario di viaggio è successivamente presentato a puntate – gennaio, febbraio 1933 – nelle pagine del “Corriere della Sera”); tornandoci nel marzo 1937. L’esperienza in Terrasanta la raccoglie in C. Angelini, Invito in Terrasanta, 1937. Ad eccezione della giovinezza a Cesena, la Palestina e più tardi la consuetudine con Assisi sono gli unici viaggi perseguiti, i suoi itinerari di elezione.

 Pellegrino in Terrasanta 

  • 31 agosto 1938

    mancato il fratello, diventa economo spirituale (parroco reggente) di Torre d’Isola.

 Ricordo del fratello don Giuseppe e nomina a economo spirituale 

  • 15 ottobre 1939

    diviene Rettore dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia, tra i più antichi collegi universitari d’Italia.

 Angelini e il Borromeo 

  • ottobre 1943

    con l’amica Anna Maria Bianchi, “incontra” la bicicletta.

 In bicicletta 

  • agosto 1946

    partecipa ai corsi religiosi della Pro Civitate Christiana in Assisi, che seguirà di anno in anno fino al 1960. Assisi è una meta prediletta del sacerdote pavese, dove si incontra con gli amici corsisti Antonio Baldini, Piero Bargellini, Silvio D'Amico, Nazareno Fabbretti, Giovanni Papini, Daniel-Rops, Michele Saponaro, e altri. Gli interventi di Angelini, pubblicati annualmente nella rivista “Il Simbolo” della Pro Civitate, sono raccolti nel volume C. Angelini, I discorsi di Assisi, 1973, che si apre con il capitolo rievocativo Saluto ai maestri perduti.

 Angelini e Assisi 

  • 21 luglio 1950

    è nominato prelato domestico di Sua Santità.

 Frasi autografe dal suo breviario 

  • 1957

    alcune riflessioni da un diario.

 C. Angelini, “Esami di coscienza del 1957” 

  • 1 novembre 1961

    Concluso il rettorato in Borromeo, dal 1961 al 1976 conduce vita privata con la nipote Margherita Angelini a Pavia nel suggestivo centro storico, prima in via Luigi Porta poi in via Sant’Invenzio, alle quali riserva pagine autobiografiche nel volume C. Angelini, Viaggio in Pavia, 1976.

    Ripropone i suoi testi in nuove edizioni: in un continuo e ripetuto lavorio di lima corregge un precedente manierismo ed una eccessiva letterarietà. Si può dire che Angelini riveda interamente la sua opera, «lettore che sa "leggersi" si "riscrive"». (Cesare Repossi)

    Pubblica un commento scolastico ai Promessi Sposi per Principato (1962, 2ª ed. ampliata ivi 1963, 3ª ed. ampliata ivi 1974).

    Cura la Bibbia per Fabbri in dispense (1962).

    Traduce sacre scritture: Il Cantico dei Cantici per Scheiwiller (maggio 1963, 2ª ed. riveduta ivi dicembre 1963), gli Atti degli apostoli per Einaudi (1967) e l'Apocalisse per Franco Maria Ricci (1969). Di seguito i tre volumi – Apocalisse (1972) e il Cantico dei Cantici (1973) – vengono pubblicati nel catalogo Einaudi.

    È elzevirista del “Corriere della Sera“, saggista in “Nuova Antologia“.

 C. Angelini, “Aggiunta a via Luigi Porta” 

  • ottobre 1963

    dal nipote don Piero Angelini, parroco di Villareggio (Pavia).

 Dal nipote don Piero Angelini, Villareggio (Pavia) 

  • 14 ottobre 1964

    laurea honoris causa in Lettere all’Università di Pavia.

 Laurea honoris causa 

  • 11 maggio 1968

    a Bolsena gli viene conferito il «Premio Emilio Cecchi» riservato alla Critica per il volume Capitoli sul Manzoni vecchi e nuovi, antologia dei suoi scritti manzoniani pubblicata nel 1966 da Mondadori.

 «Premio Emilio Cecchi» 

  • 10 aprile 1970

    si trasferisce in via S. Invenzio a Pavia.

 C. Angelini, “Via Sant’Invenzio” 

  • 28 maggio 1972

    a Voghera gli viene assegnata dal Rotary Club la prima edizione della «Targa d’Oro Jean Giono».

 «La Targa d’Oro Jean Giono» 

  • aprile 1975

    a 88 anni, con il nuovo rettore dell'Almo Collegio Borromeo, Angelo Comini, e alcuni studenti, si reca in visita Roma per il venticinquesimo Giubileo.

 Al venticiquesimo Giubileo, incontro con Paolo VI (Papa Montini) 

 Il testamento 
 Premi alla memoria 

***


Totale e finale, a dichiarare, negli ultimi giorni, con grafia faticosa, l’amore per Pavia e l’affetto per il nipote: «A don Piero Angelini, | e con tutta l’anima | lo zio | d. Cesare Angelini | Pavia, 19 agosto 76.», in Viaggio in Pavia, terza edizione, Fusi, 1976.



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