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“CESARE ANGELINI, SACERDOTE E SCRITTORE”
MUNICIPIO DI ALBUZZANO, 30 SETTEMBRE - 1 OTTOBRE 1995



L’invito

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Il programma

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Arturo Colombo, Angelo Stella, Edoardo T. Brioschi,
mons. Angelo Comini, Paolo De Benedetti

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Il pubblico

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Paolo De Benedetti, Lorenzo Fergonzi,
Emanuele Gallotti alla mostra

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Emanuele Gallotti e Anna Maggi, pronipote di Cesare Angelini,
con il marito Guido Brambilla, alla mostra.


Per onorare la memoria del suo celebre concittadino (nato il 2 agosto 1886), il 30 settembre 1995 il Comune di Albuzzano (in particolare, nelle persone del Sindaco Nicola Pecorella e dell'Assessore alla cultura Micaela Tosi) e l’Associazione “Ludovico Necchi” (rappresentata dal vicepresidente Emanuele Gallotti), anche in collaborazione con Fabio Maggi, pronipote di Cesare Angelini, organizzano un simposio dal titolo “Cesare Angelini, sacerdote e scrittore”. La manifestazione inaugura un particolare anno angeliniano, un periodo di tempo nel quale si susseguono commemorazioni e convegni, destinato a concludersi il 27 settembre 1996, ventennale dalla morte di Angelini.
Sabato 30 settembre, nella sala polifunzionale del Comune di Albuzzano, coordinati da Edoardo T. Brioschi (presidente nazionale dell’Associazione “Ludovico Necchi”) si alternano quattro relatori di rilievo nel panorama culturale italiano: Angelo Stella (Ordinario di Storia della lingua italiana all’Università di Pavia), mons. Angelo Comini (parroco di S. Maria del Carmine, già rettore dell’Almo Collegio Borromeo), Paolo De Benedetti (docente di Giudaismo e Antico Testamento alla Facoltà teologica Italia settentrionale) e Arturo Colombo (docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Pavia).
Dopo il saluto del Sindaco, Nicola Pecorella, la parola passa al primo relatore, Angelo Stella, il quale anticipa al suo tema una giusta e doverosa testimonianza ad Albuzzano. Stella, ripercorrendo le pagine angeliniane sulla Bassa pavese, riporta alcune delle parole più belle che Angelini dedicò al suo paese natale: «[...] Albuzzano; il nome che insieme col mio nome e cognome e millesimo completa il mio atto di nascita». Angelini, nella sua abitazione di Pavia, sovente tornava alla cara memoria della fanciullezza, un nostalgico ricordare, «il malinconico piacere di rimpiangere le virtù di tempi poveri, valori paesani perduti per sempre». Alla luce di queste parole si comprende che l’humilitas, che contraddistingue la vita di Angelini, ha radici proprio nel territorio di Albuzzano, nelle piccole cose che creavano la “geografia” del paese d’allora.
In seguito, Angelo Stella dà inizio alla sua relazione, presentando Il libro delle dediche (testimonianze di amicizia), curato da Fabio Maggi, pubblicato in una elegante veste tipografica dalle Edizioni Tipografia Commerciale Pavese di Claudio Pasquarelli. L’originalissimo volume, nato per desiderio di Paolo De Benedetti, che ne firma la mirabile prefazione, raccoglie parte degli autografi coi quali Angelini, donando i suoi libri, si rivolge agli amici e ai parenti. Nell’itinerario di nomi che si alternano nelle pagine, accanto alle più celebri personalità del nostro Novecento (Prezzolini, Spadolini, Papini, Ada Negri, Paolo VI, Umberto II di Savoia), compaiono autografi rivolti agli amici pavesi, cesenati, agli alunni dell’Almo Collegio Borromeo; troviamo lo «spiritello» di Angelini in azione, in perpetuo movimento, nell’ambito dell’intera opera angeliniana, incontrando le atmosfere di Pavia, del pavese, di Cesena, di Assisi, della Terrasanta. «Un libro, quando vede la luce, è pubblicato per tutti, l’autore non sa, e non deve sapere, a chi giungerà. Il libro esce dalla casa paterna come un figlio che si avventura nell’ignoto, e di cui il padre perde le tracce. La dedica lo trasforma in una lettera, in un dialogo a due», si legge nella prefazione di Paolo De Benedetti. Quindi dediche come dialoghi, dediche come conversazioni, sempre in una totale dedizione alla poesia, come Angelini scrive in un autografo a Franco Antonicelli: «Dovunque si può vivere, si può vivere bene. Nella compagnia dei poeti, che siamo nati per amare».
Mons. Angelo Comini delinea la figura di Angelini sacerdote, partendo da un interrogativo che si era posto Carlo Bo, in una commemorazione tenuta all’Almo Collegio Borromeo nel 1977: «Chi fosse stato prima nel suo cuore: il fedele servitore di Cristo o l’umile servitore della poesia? Se riuscissimo a rispondere a questa domanda saremmo a buon punto nella conoscenza di uno degli spiriti più gelosamente segreti del nostro tempo». Ripercorrendo tutte le tappe del sacerdozio angeliniano, dal Seminario pavese al Seminario cesenate (chiamato dal Vescovo mons. Giovanni Cazzani), attraverso le amicizie epistolari di Angelini (ad esempio con Giovanni Papini), analizzando i molti scritti che Angelini dedicò alla Terrasanta, ai testi sacri, mons. Comini conclude la relazione citando le parole di un uomo distante dalla fede cattolica, Giuseppe Prezzolini: «[...] Avere avuto per non so quanti anni quella grazia di Dio [che fu Angelini, ndr] che mi farebbe credere che un Dio esista!»
Paolo De Benedetti porta il tema “Passeggiate in Borromeo”, ricordando, con cara memoria, gli anni nei quali frequentava Angelini nel celebre Collegio pavese. De Benedetti sa rendere con precisione fotografica l’atmosfera delle sale, del giardino del Borromeo. L’«atmosfera borromaica (il salotto verde, lo studio, i libri)» che in seguito Angelini ricomporrà, «seppure in maniera meno grandiosa», nelle sue abitazioni private, prima in via Luigi Porta e, poi, in via S. Invenzio. De Benedetti riporta tutto un susseguirsi di ricordi personali, intrisi della carissima amicizia che lo legava all’illustre letterato (in un autografo Angelini definisce Paolo De Benedetti «[...] il più bravo e il più discreto dei miei amici»); ricordi personali, raccontati con una tale affabilità, che il “privato” svanisce. De Benedetti, in seguito, illustra quasi un’analisi psicologica di Angelini, evidenziandone gli occhi, occhi non piccoli, ma «occhi grandi di gatto». E proseguendo (ma senza spiegare, quasi lasciando un’ala di mistero), afferma che chi ha consuetudine con queste materie, può comprendere molto dello spirito di Angelini.
Arturo Colombo parla di “Angelini, Pavia e la sua gente”. Ripercorrendo il Viaggio in Pavia di Angelini, si sofferma spesso su pagine ricche dell'abituale “humour” angeliniano. La goliardia tra il Collegio Borromeo e il Collegio Ghislieri, le amicizie pavesi con Aurelio Bernardi, Vittorio Beonio Brocchieri, Mario Merlo, Giulio Bariola, vengono rievocate con la consueta squisita oratoria da Arturo Colombo. Infine, ricordando che nel 1995 cade il cinquantesimo anniversario di Ada Negri, Colombo rievoca lo splendido “ritratto” dedicato da Angelini alla poetessa.
Segue l’intervento di Renato Turci, cesenate, presidente della Istituzione Malatestiana, caporedattore de “Il lettore di provincia”, rivista letteraria che si stampa a Ravenna. Turci ha svolto una scrupolosa indagine nei registri di inizio secolo della Biblioteca Malatestaiana di Cesena, dando notizia di alcuni dei testi letti da Angelini negli anni cesenati (1910-1915).
Il convegno si conclude con due brevi testimonianze, dell’onorevole Virginio Rognoni e del caporedattore del “Corriere della Sera” Sandro Rizzi (alunno di Angelini in Borromeo) e, infine, i saluti del Sindaco di Albuzzano, Nicola Pecorella.
A coronamento del Convegno, nella Sala del consiglio del Comune, è allestita una mostra su Cesare Angelini. Vengono esposti oggetti personali dello scrittore, libri, manoscritti. Il materiale è messo a disposizione dalla famiglia Angelini e dalla Biblioteca “Cesare Angelini” del Comune di Albuzzano.

Da “Pavia in tasca”, N° 8, 1995